Cosa rende così coinvolgente investire in borsa?
In effetti ho utilizzato la parola investire ma sarebbe opportuno dire “giocare”. I molti anni di consulenza finanziaria mi hanno portato ad avere rispetto per il denaro altrui e quindi ogni soldo messo in qualsiasi cosa che contenga un’azione, un’obbligazione o qualsiasi derivato dell’industria finanziaria io lo considero un investimento.
Considero invece un gioco, tra l’altro molto costoso, ogni decisione presa in base all’emotività del momento.
Ma perché in borsa si usa la parola “gioco”? Perché presuppone l’esistenza di una controparte.
Negli anni il gioco è cambiato tantissimo, siamo passati dai giochi all’aperto dove ci si sfidava faccia a faccia a quelli dove oggi si guarda un monitor insieme ad un amico o nella maggior parte dei casi da soli sfidando un computer.
Non vi sembra che la borsa si sia evoluta proprio allo stesso modo?
Una volta ho fatto un pellegrinaggio al palazzo della borsa valori di Genova. Entrando nella Sala delle Grida ho sentito un brivido, perché oggi non ci si guarda più in faccia, si lotta con degli algoritmi inventati da qualche “quant” che in meno di un istante pondera milioni di informazioni e prende decisioni.
Riporto una descrizione della sala delle Grida ripresa dal sito della camera di commercio di Genova, per provare a capire cosa si provava in quell’ambiente. “La Sala delle Grida conteneva due ringhiere di legno di tek e mogano che delimitavano due spazi concentrici: il più interno, la corbeille, riservato agli agenti di cambio, dove si trovava la campana che segnava l’inizio e la fine delle sedute di borsa; il secondo riservato agli impiegati degli agenti e dei commissionari che, trovandosi a contatto con il pubblico, potevano ricevere gli ordini e trasmetterli ai loro agenti per l’esecuzione.
L’ingresso in Borsa era libero, anche se in passato il regolamento ne vietava l’accesso a “mendicanti, pezzenti, donne e soldati”. Il pubblico aveva dunque accesso alla Borsa ma doveva fermarsi prima del cancello. Solo chi acquistava una tessera annuale poteva accedere al reparto riservato aldilà del cancello e al di qua dello spazio riservato agli impiegati: il cosiddetto “parco buoi”.
In Borsa funzionava un impianto telegrafico (nella Sala oggi chiamata del Telegrafo) e un servizio telefonico internazionale.
In fondo al Salone, sul lato che si affaccia su Piazza De Ferrari campeggiava lo storico tabellone dei titoli, installato negli anni 50: il tabellone veniva aggiornato costantemente con le quotazioni dagli impiegati camerali, in modo che il pubblico fosse costantemente informato.
L’ultima “chiamata alle grida” avvenne il 28 febbraio 1994, quando la Borsa Valori entrò nell’era telematica.
Il primo ordine su connessione dedicata di un utente privato arrivò l’8 Novembre 1995, quando Massimo Segre, fondatore di Directa Sim, passò il primo ordine al mercato telematico, aprendo la strada 2 anni dopo al Trading on Line sviluppatosi esponenzialmente dal’ 99 con l’apporto di Internet.
Davvero in pochi tra i tanto attivi neo Trader on line ha una solida cognizione delle condizioni che portarono alle crisi economiche e finanziarie del ’29 e alle differenze con quella attuale, allo Shock petrolifero degli anni ’70, all’attacco speculativo alla Lira ai tempi dello SME nel ’92, alla genesi e proliferazione degli strumenti derivati di Finanza fioriti anche per la ridondante disponibilità di matematici e fisici precedentemente impegnati nel progetto di “scudo spaziale USA” abbandonato poi da Reagan alla fine degli anni ’80 (agli inizi degli anni ’90 il Volume stimato dei Derivati era pari a 20mila Mld $,nel 2010 giunge a 670mila Mld $= ca 10 volte il PIL mondiale), alle implicazioni dell’abolizione da parte di Clinton nel ’99 della legge Glass-Steagall ( 1933, separazione fra Banche Commerciali e Banche di Investimento), all’introduzione sul Mercato delle HFT machine, alle ricorrenti speculazioni sui titoli di Borsa che nel corso degli anni si sono ripetute e che evidentemente continuano a riproporsi sotto la stessa forma. Eppure ognuno di questi si muove con disinvoltura in un terreno tanto minato, come se fosse al parco giochi per l’infanzia.
Indiscutibilmente la tecnologia ha modificato radicalmente l’operatività, infatti 20 anni fa il tempo medio di possesso di una azione era 4 anni, oggi 22 secondi! L’arbitraggio tra il prezzo di un Future quotato a Chicago e il prezzo corrispondente dell’azione sottostante quotata a New York oggi è possibile grazie ad una rete diritta –senza curve che ne rallentino il flusso- che trasmette l’informazione in 13 millisecondi –1 millisecondo di ritardo rispetto alla velocità della luce. Se un Hedge Fund paga un contratto quinquennale di 14mio$ per accedere a questa rete, un vantaggio economico ci sarà!
“Chi non conosce la propria storia è destinato a ripetere sempre gli stessi errori.”
George Santayana.
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