Un vecchio detto dice che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, altri dicono che un cucchiaio di catrame può rovinare un camion di miele, oppure un’altra ancora che ci vogliono 20 anni per acquisire una buona reputazione e 5 minuti per perderla a causa di un’unico errore, insomma il male sembra vincere sempre sul bene, ma perché è cosi difficile accettare gli eventi negativi?
Nel libro, pensieri lenti e veloci di Daniel Kanheman, è stato misurato che le perdite pesano 2,5 volte in più dei guadagni, quindi per dimenticare una perdita di un 10% ci vuole almeno un guadagno del 25%.
In questi giorni stiamo assistendo a forti recuperi sui listini azionari, l’indice dei titoli tecnologici, Nasdaq, ha praticamente recuperato la perdita del 32% in soli due mesi, l’indice americano S&P invece con i rialzi di questa settimana è in negativo di appena il 3,5%, il nostro indice, quello italiano, nonostante sia più indietro sta registrando recuperi importanti, ma sembra che in tanti ancora non se ne stiano rendendo conto.
In una ricerca di qualche anno fa, intitolata “Bad is stronger than good”, che puoi approfondire qui (https://assets.csom.umn.edu/assets/71516.pdf) gli autori scrivono che il fatto che il male sia più forte del bene non è altro che un processo evolutivo di difesa dell’uomo.
Quando si ignora un effetto positivo infatti nel futuro si proverà un rimpianto per aver perso un’opportunità, a questo noi inizieremo a dare diverse giustificazioni plausibili che attenueranno il dolore di quell’esperienza cosi da non sembrarci poi così terribile.
Al contrario una persona che ignora un pericolo e la conseguente possibilità di un evento negativo, si perdonerà con più difficoltà, se finirà in una brutta situazione.
Questo tipo di comportamento però è una lama a doppio taglio, molte delle nostre emozioni, istinti e comportamenti radicati hanno aiutato la nostra specie a sopravvivere per decine di migliaia di anni, ma possono rendere le nostre vite più difficili nell’era moderna in cui fortunatamente l’attacco di una tigre non è il nostro pericolo più urgente.
Baumeister ha scritto un libro sulle sue scoperte con John Tierney intitolato The Power of Bad in cui l’autore discute del fatto che non c’è opposto al trauma.
Gli psicologi sanno da tempo che le persone possono essere segnate per anni da un singolo evento. Il termine che si utilizza infatti è trauma, ma qual è il contrario? Quale parola descriverebbe uno stato emotivo positivo che persiste per decenni in risposta a un singolo evento?
Non c’è un termine opposto al trauma, perché nessun singolo evento positivo ha un impatto così duraturo nel tempo.
Dal punto di vista finanziario stiamo vivendo un anno, che è una combinazione tra le peggiori crisi del passato, centinaia di migliaia di persone sono morte, milioni di persone sono senza lavoro, alcuni business sono stati completamente stravolti, la nostra vita è cambiata in tanti aspetti e quel che è peggio, si vive nella paura.
E’ probabile che il male generato da questa crisi alberghi in noi molto più a lungo di quando tutto finirà, ma alcuni grandi uomini ci ricordano che il bene può essere generato anche in situazioni drammatiche come queste, il trauma può rendere le persone più forti, più sagge e mature. E se questo fosse stato il banco di prova per renderci più pronti come popolo per le sfide che verranno?
D’altronde lo sappiamo che la pressione a volte può far scoppiare i tubi, ma può anche aiutare a creare diamanti. Lo stesso evento se letto in un modo diverso può generare per alcuni effetti opposti.
Ma allora cosa vince il male, cosa ci può aiutare a guardare la realtà in un modo diverso?
Io ho una mia idea.
Quando si va in montagna a volte si affrontano sentieri che risultano essere più difficili di quello che ci si aspetta.
Per incoraggiare le nostre gambe a proseguire cerchiamo di darci conforto chiedendo alle persone che scendono dalla parte opposta quanto manca all’arrivo, quindi chiediamo a qualcuno che ha già fatto il percorso se è possibile anche per noi arrivare a meta, questo può valere per i percorsi normali, ma se vogliamo alzare la posta ed arrivare in posti difficili da raggiungere, la cosa migliore che possiamo fare è prenderci una guida.
La guida non ci risparmia la fatica del viaggio, ma ci aiuta nella scelta del percorso migliore, ci aiuta a non cadere nella disperazione, nel momento in cui non riusciamo più a muovere un passo.
Ecco allora che quando da soli non riusciamo a sconfiggere il male abbiamo bisogno di salire sulle spalle di qualcuno, di chi ha già fatto il percorso mille volte, di chi ha già provato quel momento ed ha imparato a reagire, l’unico modo per vincere il male è credere nel bene generato dall’esperienza di un altro.
Michele Sportoletti.
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