Qualsiasi investimento è rischioso in quanto subisce una serie di influenze che possono produrre variazioni considerevoli. Come viene riportato nel sito di Progetica, le categorie di rischio sono le seguenti:
– Rischio d’inflazione: è la perdita del potere d’acquisto della moneta. Se guardiamo all’inflazione che l’Italia ha avuto negli ultimi dieci anni che secondo l’Istat è intorno al 2%, significa che i prezzi dei prodotti sono aumentati di oltre il 20%. Quindi gli investitori eccessivamente diffidenti che tendono a lasciare i propri risparmi in investimenti a basso rendimento, potrebbero non riuscire, con gli interessi, a recuperare la crescita dei prezzi.
– Rischio di tasso: il tasso è quello d’interesse, che determina il prezzo del denaro. Immaginiamo una bilancia dove da una parte c’è il tasso d’interesse e dall’altra c’è il prezzo dell’investimento a reddito fisso. Se il tasso diminuisce il prezzo aumenta, al contrario se il tasso aumenta il prezzo diminuis. In questo particolare momento storico, essendo i tassi molto schiacciati verso il basso, il rischio di tasso è molto elevato. Un tasso più alto rende meno attraente il futuro rendimento delle obbligazioni influenzando in maniera negativa anche le azioni, in quanto i futuri dividendi appaiono meno invitanti.
– Rischio economico: una crescita economica più lenta può provocare una caduta di prezzo degli strumenti d’investimento soprattutto le azioni. Inoltre le aziende cicliche come ad esempio le fabbriche di automobili, non riescono a ridurre i costi per fronteggiare un declino di fatturato durante una recessione. Per ultimo le avversità economiche possono minare le società finanziariamente deboli fino a compromettere la possibilità di onorare le obbligazioni emesse.
– Rischio di mercato: non è altro che la fluttuazione del valore di un investimento in base all’offerta e alla domanda del titolo. A provocarne il cambiamento possono essere fattori soggettivi legati alle attese dei singoli investitori o a fattori reali.
– Rischio specifico: è legato ad eventi che possono influenzare solo una particolare società o un particolare settore come ad esempio nel caso di Apple uno dei più grandi rischi è stata la scomparsa del suo fondatore.
– Rischio di liquidabilità: è il rischio d’incontrare grosse difficoltà a vendere l’investimento o addirittura di non riuscirci.
– Rischio fiscale: è legato alla possibilità che i governi cambino la normativa fiscale che interessa un determinato investimento. Con nuove norme la redditività netta di un investimento potrebbe variare. In Italia dal primo luglio del 2014 abbiamo abbandonato la precedente aliquota del 20% in favore di quella attuale al 26%. Rimane invece agevolata, al 12,50% la tassazione sugli interessi /plus valenze dei titoli di stato.
– Rischio finanziario: detto anche rischio di credito, deriva dall’impossibilità dell’emittente di realizzare profitti tali da poter onorare i propri impegni finanziari (cedole o dividendi).
– Rischio di cambio: esiste questo rischio quando s’investe in titoli esteri o denominati in valute estere. Diminuisce quando il valore dell’euro sale rispetto alla valuta di riferimento e aumenta quando il valore dell’euro diminuisce.
– Rischio politico: è determinato dall’instabilità sociale, politica o economica di uno stato estero o da cambiamenti legislativi sempre difficili da prevedere.
– Rischio internazionale: deriva dalla difficoltà di conoscere e interpretare le vicende finanziare di società multinazionali non soggette agli stessi standard contabili e agli stessi vincoli cui sono soggette le imprese italiane.
– Rischio di reinvestimento: si presenta quando l’investimento genera capitali o interessi che devono essere reinvestiti ai tassi del momento, se sono bassi il risparmiatore ne subirà un danno.
“Vivere nel rischio significa saltare da uno strapiombo e costruirsi le ali mentre si precipita.” (Ray Bradbury)
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