Qual è il giusto rapporto tra dimensione della popolazione, dimensione dell’economia e capitalizzazione del mercato azionario?
Quando si affronta un investimento nel lungo termine si vorrebbero prevedere tante variabili.
Ma questo è impossibile, a furia di fare previsioni prima o poi si sbaglia.
Secondo Warren Buffett, l’investitore più famoso e ricco al mondo, basterebbe acquistare l’economia americana e mantenerla per lungo, anzi lunghissimo tempo.
Più precisamente, quando parliamo di America, sarebbe corretto parlare degli Stati Uniti. Qui si concentra il 5% della popolazione mondiale e il 25% della produzione.
Il PIL mondiale, cioè la produzione di beni e servizi, nel 2018 è cresciuta di circa il 7% passando da 80 a 86 trilioni di dollari.
Quasi la metà della crescita viene dagli Stati Uniti e dalla Cina. L’economia cinese è due terzi delle dimensioni dell’economia statunitense anche se la popolazione è 4 volte tanto.
In questo grafico possiamo vedere tutti i numeri delle varie economie del mondo.
L’Italia è nella parte verde del grafico e pesa per il 2,42%, ottavo posto nella classifica.
La globalizzazione ha risolto problemi ma ne ha anche creati, contribuendo a far sviluppare aziende che oggi hanno dimensioni più importanti di uno Stato, abbattendo confini, aprendo le nostre frontiere all’export ma rendendoci anche più vulnerabili agli attacchi di aziende esterne.
I confini si sono assottigliati ed ogni economia è connessa l’una all’altra. E’ per questo che la richiesta da parte di Trump fa paura ai mercati, perché potrebbe cambiare lo status quo, e a Mr. Market l’incertezza non piace.
Oggi ogni paese, può fare affari fuori dai confini nazionali, l’America però è quella che vince su tutti. Nel 2008 sono rimasti intrappolati in una crisi di dimensioni apocalittiche che già dopo pochi mesi era stata completamente assorbita grazie alle massicce misure di stimolo messe in campo dall’amministrazione Obama.
Sono 100 anni che gli Stati Uniti dominano completamente la scena economica e lo possono fare per una semplice ragione, sono in grado di reinventare la propria economia continuamente.
Basti pensare agli ultimi 30 anni, hanno creato nuovi settori completamente dal nulla, aziende multimiliardarie che sono partite da un’idea realizzata dentro ad un garage.
Facebook, Google, Apple, Amazon per restare nel settore tecnologico.
Tesla con le auto elettriche
Per non parlare del Gas di scisto, il gas ottenuto da giacimenti non convenzionali che ha dato l’indipendenza energetica a tutti gli americani.
Da noi invece come dice un articolo del corriere economia di oggi 16 dicembre 2019 i giovani italiani oltre ad essere pochi se ne vanno anche. Gli ultimi dati dell’Istat dicono che si parla di oltre 115.000 emigrati ogni anno, di cui 30.000 sono laureati.
In un quinquennio i ragazzi di 25 anni che hanno deciso di cercare fortuna all’estero sono stati 244.000. Sono andati principalmente in Francia, nel Regno Unito e in Germania.
Alleviamo talenti e poi li regaliamo ai nostri vicini di casa.
(A questo proposito segnalo un libro del professor Enrico Pugliese, Quelli che se ne vanno)
Eppure l’atteggiamento, la capacità e il coraggio di reagire c’è anche in Italia, sono in tanti quelli che ogni giorno riescono a crescere e svilupparsi.
Sempre nel corriere economia del 09 dicembre ’19 si parla proprio della resilienza degli under 35. Di 100 aziende italiane composte dai più giovani, il 62% sopravvive e riesce a crescere in confronto al 53,2% dei colleghi over 35.
Quindi ritornando a bomba per un investitore non c’è una ricetta unica, ognuno ha i suoi bisogni e le strade per arrivarci sono molteplici. Gli ingredienti di quella torta che abbiamo visto prima possono essere utilizzati in vari modi e misure, certo è che quando arriverà la tanto attesa recessione americana, l’unica cosa da non fare è spaventarsi, ma anzi continuare ad investire certi che le economie mondiali continueranno a crescere come hanno sempre fatto.
Michele Sportoletti
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